Contatore monofase o trifase?

Quanta energia ci serve?!

Stiamo costruendo la nostra nuova casa, o ristrutturando l’appartamento in cui viviamo, e ci sono un sacco di dispositivi elettronici di cui non possiamo fare a meno! Forni così all’avanguardia che potrebbero cucinare un tacchino intero, piastre a induzione, robot che cucinano meglio di nostra nonna, lavastoviglie, lavatrice, asciugatrice, per non parlare poi di riscaldamento e raffrescamento: i sistemi di ultima generazione sono tutti ad alimentazione elettrica. Se tiriamo una riga e facciamo la somma delle potenze in gioco non c’è da stupirsi se siamo arrivati a 15 o 20 kW, ben sopra la potenza standard fornita dal contatore elettrico: 3 kW!

Il nostro sogno di avere una casa domotica, completamnte elettrica e libera da gas e gasolio è quindi utopia?? Assolutamente no, cerchiamo di fare chiarezza..

Il metano ci da veramente una mano?

Il primo scoglio da superare è, tanto per cambiare, di tipo culturale. L’Italia è storicamente legata al mercato russo tramite l’importazione di grandissime quantità di gas metano. Questo gas è sempre stato utilizzato per le utenze più energivore delle nostre case: per il riscaldamento, per l’acqua calda sanitaria e per cucinare. I contratti multimilionari stretti tra i governi di Italia e Russia hanno spinto il nostro Governo ad agevolare molto il consumo di gas metano a discapito di quello elettrico.

Per capire quanto il consumo di energia elettrica è stato disincentivato basta considerare che il contatore standard italiano è di 3 kW mentre quello di altri paesi europei (Germania, Austria, Gran Bretagna, Svizzera) è di 12 kW con tariffe fisse indipendenti dalla potenza massima.

La svolta è arrivata il 16 febbraio 2005 con l’entrata in vigore del protocollo di Kyoto, un accordo internazionale per contrastare il riscaldamento climatico, fenomeno ambientale di cui è chiara e comprovata la responsabilità umana, in primis con il consumo di combustibili fossili. L’iniziativa era in ballo dal 1997, ma la ratifica da parte della Russia è arrivata con appena 8 anni di ritardo. Sarà perché la Russia è il paese numero uno per le esportazioni di gas, secondo per le esportazioni di petrolio, e terzo per le esportazioni di carbone??

L’imperativo del protocollo di Kyoto è ridurre l’effetto serra, abbandonando il consumo dei combustibili fossili nelle città (responsabili del 75% delle emissioni di CO2) a favore di energia da fonti rinnovabili.

Protocollo di Kyoto paesi aderenti

Contatore monofase o trifase?

Anche l’Italia si è adeguata alle direttive imposte dai protocolli internazionali e, oggi, il 40% dell’energia elettrica che utilizziamo deriva da fonti rinnovabili (dati GSE 2018). Anche i gestori energia hanno fatto passi avanti, ampliando l’offerta delle loro forniture.

Vediamo quindi le differenze tra una fornitura di energia elettrica monofase e trifase: pochi sanno che l’intera rete di produzione e distribuzione elettrica nazionale funziona in trifase e che, una volta arrivati alle abitazioni, da una linea trifase se ne ricavano 3 monofase.

L’unica differenza per l’utente finale è la potenza massima disponibile! Quando una casa viene dotata di alimentazione trifase non c’è alcuna differenza, sia in termini di costi, sia in termini di utenze interne. All’interno della nostra abitazione avremo 3 circuiti monofase indipendenti a cui l’elettricista collegherà tutte le nostre apparecchiature elettriche standard.

Ad esempio i costi di allaccio e le spese fisse mensili per due contatori da 6 kW, uno monofase e l’altro trifase, sono gli stessi, non cambia assolutamente nulla.

Potenza contatore monofase

Fino a 6 kW

Potenza contatore trifase

Oltre i 6 kW

Il procedimento per il cambio della potenza contrattuale ha un costo operativo una tantum di circa 50 € per ogni kW aggiunto. Nella gestione annuale invece la differenza di costo è legata solo alla potenza massima erogabile: il gestore addebiterà una quota fissa annua aggiuntiva di circa 21 € per ogni kW di potenza aggiunto.

Queste variazioni sono regolate da ARERA che ogni 3 mesi pubblica sul proprio portale l’aggiornamento dei prezzi, oltre a riportare lo storico dei periodi precedenti. Potete trovare la tabella con gli aggiornamenti cliccando qui.

Confrontando i costi fissi legati alla quota potenza otteniamo questa tabella:

*costi fissi aggiuntivi rispetto ad un contatore da 3 kW
Potenza3 kW monofase4,5 kW monofase6 kW monofase6 kW trifase8 kW trifase10 kW trifase
Costi fissi quota potenza63
€/anno
+31,5
€/anno*
+63
€/anno*
+63
€/anno*
+105
€/anno*
+147
€/anno*

A parità di consumi, la differenza di costo annua tra un contatore trifase da 8 kW e uno monofase da 3 kW è solamente di 105 € (8,7 € al mese).

Potenza necessaria: calcolo preliminare

Qual è però la taglia di contatore corretta per la propria abitazione? La risposta a questa domanda deriva da una formula matematica e vi verrà data, ovviamente, dal progettista incaricato al dimensionamento delle opere elettriche.

Il concetto alla base del dimensionamento del contatore è il fattore di contemporaneità. Questo fattore, espresso in percentuale, esprime la probabilità che determinate utenze elettriche vengano accese nello stesso momento. Se fosse 100% vorrebbe dire che sarebbe estremamente probabile che tutte le utenze elettriche della casa siano accese contemporaneamente, cosa che chiaramente non avviene mai in una normale residenza.

La normativa applica ad ogni apparecchio (illuminazione, cucina, riscaldamento, acqua calda, forza motrice) un determinato fattore di contemporaneità. Moltiplicando le potenze con i relativi fattori e, infine, sommandoli, otteniamo la potenza totale necessaria.

Sembra complesso ma in realtà, una volta che si conoscono le potenze degli elettrodomestici, è un calcolo molto rapido da effettuare. In fase preliminare possiamo cautelativamente dire che la potenza del contatore deve essere il 70% della potenza totale richiesta.

Calcolo preliminare

pot. contatore = 70 % x totale dei carichi

Considerando ad esempio un edificio con 20 kW di utenze elettriche avremo:

70 % x 20 kW = 14 kW

Controllo dei carichi

Esiste un importante strumento che ci viene in aiuto quando parliamo di potenze elettriche all’interno di un’abitazione: il controllo dei carichi.

Si tratta di uno strumento che analizza istantaneamente la potenza impiegata dall’edificio, evitando che venga superata una soglia massima preimpostata. Ne esistono di vari tipi e i più semplici operano questo meccanismo interrompendo l’alimentazione degli apparecchi più energivori. Questo però può causare dei disagi, in quanto non tutti gli elettrodomestici (ad esempio lavatrici, asciugatrici o lavastoviglie) sono programmati per la ripartenza automatica dopo un’interruzione.

sistema CALDO proposto da Easytech Srl, è dotato di un controllo dinamico dei carichi: la potenza erogata viene controllata istante per istante e il sistema è in grado di limitare il riscaldamento elettrico a pavimento, liberando esattamente la quantità di energia necessaria all’utente. Nel caso limite il riscaldamento verrà portato fino a zero, liberando l’intera taglia del contatore per le altre utenze domestiche. Questo processo è assolutamente indolore per l’utente, che non si accorge nemmeno dell’interruzione del riscaldamento, grazie all’inerzia termica del pavimento.

Generalmente, un edificio dotato del sistema CALDO, ha bisogno di una potenza del contatore che è circa la metà dei carichi totali installati.

Edificio con sistema CALDO

pot. contatore = 50 % x totale dei carichi

Considerando ad esempio un edificio con 20 kW di utenze elettriche avremo:

50 % x 20 kW = 10 kW

Se vuoi saperne di più sul nostro sistema CALDO e sulle sue logiche di gestione dell’energia, scrivici attraverso la sezione Contattaci, ti risponderemo nel più breve tempo possibile.

L’ultimo commento deve essere approvato.
6 commenti
  1. Sergio licini
    Sergio licini dice:

    Buongiorno ing. Mirco. Vorrei installare un impianto fotovoltaico per 1 bilocale di 55m2 più 5 monolocali di 33 m2 ciascuno, adibiti a casa vacanze, il cui consumo medio annuo è di 2300kw annuì ciascuno, consumati per lo più in fascia serale arrivando a tale orario i miei ospiti. Ho una superficie tetto utilizzabile di 72 m2 e vorrei avere un solo contatore in trifase con batteria di accumulo. Oggi ogni appartamento ha il 3kw e ogni app.to ha piano induzione e climatizzatori portatili…. Il riscaldamento è a metano e vorrei un impianto che sia in grado di sostenere la pompa di calore per l’inverno. Non vorrei però modificare tutti gli impianti elettrici e tutti i fili se possibile.. sarebbe troppo oneroso, valuterei al limite due fotovoltaico da 6kw in luogo di uno da 15/20kw. Cosa mi consiglia? Quali accertamenti posso fare preventivamente? Dalla richiesta al gestore se mi da i 15/20 kw, alla superficie tetto impegnata, ecc. nessuno mi da info certe. Grazie. Sergio. 3207218919

    Rispondi
    • Mirco Chiozzini
      Mirco Chiozzini dice:

      Buongiorno sig. Licini, la ringraziamo del suo interesse. Per valutare un caso specifico come il suo la invitiamo ad inviare una richiesta alla nostra mail info@easytechsolution.it, i nostri tecnici provvederanno a contattarla per darle tutte le spiegazioni del caso.

      Rispondi
  2. Luigi
    Luigi dice:

    Salve. Ho appena finito di parlare col mio distributore. Anche io volevo passare in trifase con 6kw ma praticamente la cosa è impossibile. Mi ha assicurato (come diceva il mio elettricista) che con un trifase da 6kw, ogni fase che loro installano sarà dimensionata per 2kw, in barba alla fantomatica norma CEI secondo cui “lo squilibrio può arrivare fino a 6kw prima che ti stacchino la corrente” e a cui quasi tutti che consigliano il passaggio a trifase fanno riferimento. Ora come faccio io utente domestico a distribuire i carichi se ogni fase al massimo è di 2kw e gli elettrodomestici in Italia sono tutti monofase? Penso al forno elettrico della cucina, alla lavastoviglie, l’asciugatrice ecc.ecc. un forno pirolitico può assorbire anche 3kW.. come faccio ad attaccarlo su un sistema trifase se ha una sola fase e ogni fase non può assorbire più di 2kw? Cioè praticamente per avere una casa elettrica “normale” nel 2022 servirebbero trifase da almeno 10KW e non tanto perché si ha necessità di 10KW di picco, ma perché altrimenti non puoi attaccare elettrodomestici sulle varie fasi. A sto punto conviene restare col monofase che sia da 6 o da 10

    Rispondi
    • Mirco Chiozzini
      Mirco Chiozzini dice:

      Buongiorno sig. Luigi,
      la quota massima di energia prelevabile su singola fase (in un contatore trifase) può essere diversa in base al tipo di contatore che le viene fornito dal gestore.
      I contatori di ultima generazione garantiscono il pieno utilizzo della potenza contrattuale (nel suo caso 6 kW) operando una somma delle potenze erogate su singola fase; idealmente il cliente può prelevare 6 kW su singola fase, senza problemi.
      Diverso è il discorso se ad essere sottodimensionati sono i cavi che portano l’energia dal contatore verso l’edificio, in quel caso andranno predisposte nuove linee di alimentazione con sezione adeguata per trasportare la potenza massima richiesta.

      Rispondi
  3. Bruna Filippi
    Bruna Filippi dice:

    Per un impianto di riscaldamento con pompa di calore + fotovoltaico 8 kw + 15 kw di accumulo e riscaldamento a pavimento quanti kw di trifase servono e qual’e’ il costo fisso annuo?
    Grazie

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    • Saverio Antonini
      Saverio Antonini dice:

      La risposta dipende dalla taglia della macchina in pompa di calore che è dimensionata in base alla grandezza dell’appartamento/edificio.
      Solitamente un contatore trifase da 6 kW è sufficiente per gestire un’edificio fino a circa 150 mq.
      Di seguito indico le quote indicative (per delle risposte più esaustive si può rivolgere a qualsiasi operatore di mercato).
      Quota fissa: potenza impegnata oltre 6 kW e fino a 10 kW = 5,09 euro all’anno;
      Quota potenza: si paga in euro/kW/mese ed è quindi proporzionale alla potenza impegnata (30,8 euro/kW/anno per potenze impegnate superiori a 6 kW e inferiori o uguali a 10 kW)

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